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avere il culo sudicio
Colorita locuzione di area livornese ben intesa in tutta la Toscana civile; appartiene al lessico del culo, intorno al quale ruotano numerosi apparati espressivi di origine popolare; lo Strudel-Di Mele fa notare nel suo Culo: Teoria e Prassi che già nell'espressione «avere culo» compare un substrato ontologico che massimamente s'evidenzia e s'intensifica con l'implementazione accidentale «avere il culo rotto», attraverso la quale inverasi il noto pseudo-sillogismo chiastico di terzo livello: «Se mio cognato Oreste ha vinto per la terza volta al Totip vuoi dire che ha il culo rotto e quindi mi potrebbe prestare un paio di milioni, quel rotto in culo» assai discusso e controverso, specie dall'Oreste in questione.

'Avere il culo sudicio' risulta peraltro sinonimo di trovarsi in condizioni di colpevolezza più o meno palese, o avere alcunché da rimproverarsi; il riferimento al culo sembra qui assumere una particolare finezza semantica se accettiamo la brillantissima ed incontrovertibile tesi del Lo Turco, secondo la quale «.. l'umore gemicato dell'essudazione perineale non disgiunto dalla fortuita escrezione flatulente di materia stercoraria procura al soggetto fastidio di prurigine ed impedimento nella deambulazione nonché ansia per l'incerto evolversi degli eventi evacuativi e per la tutela degli indumenti; pertanto il soggetto si muoverà - stringendo i glutei, a passi brevi e con frequenti fermate - nell'atteggiamento di circospezione di chi è in presunzione di colpa e ne assumerà la tipica facies crucciata e pensierosa» (cfr. Mimì Lo Turco detto Gianduia, La sindrome del culo sudicio nelle classi subalterne della Toscana nord-occidentale, Misterbianco 1988)..


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