IL BORZACCHINI UNIVERSALE OnLine
T
topa.
Il lèmma rappresenta senza meno la più esauriente e nota definizione dell'organo genitale femminile in area toscana, nella quale non mancano peraltro pericolosi sintomi di barbaro tralignamento, specie tra le giovani generazioni; valgano pertanto sul piano linguistico gli ammaestramenti contenuti alla voce 'trombare' e alla voce 'puppe' e le considerazioni ontologiche espresse alle voci 'potta' e 'fia' che considero, la prima, un superbo sinonimo del lèmma in oggetto, e la seconda un'alternativa di minor impatto fonetico ma di analogo portato semantico; né mi sento di negare una certa simpatia per il fiorentino 'pàssera', tenero e bonario ma ugualmente pregnante e toscanamente malizioso, con il merito in più di ricondurre i due organi genitali, femminile ('pàssera') e maschile ('uccello'), ad una inopinata par condicio naturalistica ed ecologica, per la gioia degli aderenti al WWF e ad onore di «questa bella d'erbe famiglia, e d'animali».
Vale la pena di segnalare, in appendice alle disquizioni intorno al repertorio nutrito di vocaboli che connotano l'organo genitale femminile, come il lèmma 'topa' abbia anche assunto la bizzarra connotazione, squisitamente livornese, di dare nome popolare a un pane dolce ripieno di zibibbo che i fornai preparavano con gli avanzi della pasta, per contentare i bambini delle clienti.
Fino agli anni cinquanta non era raro sentir dire nelle botteghe, durante la pesata del pane: «Un chilo e mezzo, sposa, e un po' di topa ar bimbo...» con finto scandalo delle massaie che facevano la spesa e grasse risate degli avventori. Non si conosce l'origine di questo costume, né la ragione dell'allusione, a meno che non ci si voglia ricondurre alla nota filosofia popolare per cui «un po' di topa 'un guasta mai» o al detto «chi ha topa ha pane, chi ha cazzo ha fame», perfetta metafora della condizione sociale del basso ceto labronico d'ogni epoca.
Indice dei lèmmi
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