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rotta di 'ollo (it.: rotta di collo)
Espressione assai diffusa nel linguaggio corrente per indicare una velocità eccessiva nella locomozione che ponga a rischio la vita stessa; in ambiente labronico assume talora significato augurale nei confronti di chi sconsideratamente proceda troppo velocemente su un mezzo di trasporto e costituisca pericolo per gli altri; a tal proposito il Conte Favafiera Pesciullesi, fine raccoglitore di mòtti labronici, segnala la terribile gnòme lanciata da un anziano gentiluomo nel corso dell'attraversamento dell'incrocio sulla via Aurelia nei confronti di uno spericolato motociclista «A rotta di 'ollo... lo troverai anche te un palo...! » (cfr. FAVAFIERA PESCIULLESI ALLAVIA COSÌ, Compendio ragionato degli anatemi dei pensionati sulle strisce pedonali nella zona dell'Ospedale sotto casa mia che ce n'hanno gia stempiati una quindicina, Lupinaja 1988).

La locuzione fa espresso riferimento ad una proverbiale per quanto anatomicamente indefinita parte del corpo, il cosiddetto « osso del collo» la cui rottura - nell' immaginario collettivo - corrisponde a sicura morte o a gravissima invalidità permanente, tanto da comparire in numerose frasi di minaccia o di auspicio anche di ambiente domestico, tra le quali vale la pena di citare « Tu cascassi un pattone per scale e ti rompessi l'osso de collo...!» normalmente rivolta in un impercettibile sussurro malcelato da un lepido sorriso in coda alla festosa accoglienza «Venga Argène... che sorpresa.. guarda chi c'è, Rosina... mamma!» da parte del nostro vicino di pianerottolo Brugiotti Antenore dall'alto del parapetto nei confronti della suocera che sta salendo a far visita alla figlia (cfr. ANTENORE BRUGIOTTI detto MEZZOLITRO, Manualetto di contumelie scelte all'indirizzo di Argene Luschi ved. Mazzantini scritto in occasione del suo felice ottantesimo genetliaco, mai che ni pigliasse un coccolone a quel sacco di merda, Castiglione delle Stiviere 1977).

Numerose e variabili sono le modalità d'uso dell'espressione a seconda delle occasioni; tra le più comunì si segnala quella classica del commento dell'ozioso passante nell'assistere alle misurazioni dei carabinieri dopo un pauroso incidente stradale, il quale dopo avere esplorato in giro la tragica scena in tutti i suoi agghiaccianti particolari esprimerà mestamente l'inappellabile parere: « Certo dovevano anda' propio a rotta di 'ollo... » gravemente assentito da tutti i presenti (cfr. FRANCESCO GENOVESI, detto CHECCHE, Il luogo comune, privilegio della borghesia o rivendicazione delle classi subalterne?, in: « Riv. Stor. di Studi sulla Resist. al Puz. delle Scurr.», XV, 322, Scesa del Castellaccio 1989).


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